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Ripensare il nostro modo di abitare: un urbanista in viaggio per le metropoli del mondo

di Antonella Tarpino Articolo pubblicato su huffingtonpost.it Nel suo libro Urbanità. Un viaggio in quattordici città per scoprire l’urbanistica, Carlo Ratti si sposta tra Amsterdam e Barcellona, Parigi e Melbourne, Milano e Dubai, esplorando le trasformazioni e i percorsi sperimentali in atto alla luce di quelle che sono le questioni cruciali dell’urbanistica contemporanea. Colpisce fin dal titolo il libro dell’urbanista Carlo Ratti (che è anche una testimonianza in soggettiva): Urbanità. Un viaggio in quattordici città per scoprire l’urbanistica appena uscito da Einaudi. Noi non-urbanisti siamo abituati, infatti, a considerare il termine urbanità, urbano, certo un po’ demodè, legato più alla cortesia che alla civiltà urbanizzata anche se a sua volta la stessa parola civiltà ha a che fare – me ne accorgo mentre scrivo – con la civitas. La città è vero è un archetipo troppo potente anche perché per sua natura assume dentro di sé molteplici significati, segnati fin dagli esordi da opposti radicali: movimento e staticità. Citando proprio il Lewis Mumford di The City in History, Ratti riconduce questa tensione a fattori ancestrali che risalgono alla frattura originaria, nell’evoluzione della vita, tra i protozoi, capaci in genere di muoversi liberamente, che dan forma al regno animale, e gli organismi relativamente “sessili” che appartengono al regno vegetale. Non…

I giovani, protagonisti di una montagna nuova

di Federica Corrado e Stefano Sala La qualità della vita di chi vive in montagna è maggiore e questo spinge i giovani a impegnarsi in percorsi di studi e attività in piccoli comuni fornendo un importante presidio territoriale.Una pletora di buone pratiche e modelli replicabili in diversi territori montani italiani cui è necessario dare voce.Specialmente dopo il periodo di pandemia che la nostra società ha vissuto, la frequentazione della montagna risulta essere sempre più diffusa e popolare e molti sono i giovani che si avvicinano a questa realtà per sport quali l’arrampicata, il trail running o semplicemente per trascorrere i loro weekend sui sentieri o frequentare i piccoli paesi di cui l’Italia è composta ma anche, seppur in numero limitato per iniziare ad intraprendere percorsi diversi di vita e innovativi progetti economici.Nonostante queste recenti dinamiche, non possiamo affermare che oggi ci sia stato un vero e proprio cambio di paradigma: la maggior parte dei giovani si concentrano nelle grandi città e nei centri urbani dove sono concentrati i servizi (scuole, ospedali, bar, cinema) e vedono il loro futuro in questi ambienti dinamici e ricchi di opportunità lavorative, seppur distanti da un ambiente che è sempre più fragile a causa dei…

Ormea, una scommessa di ritorno

Di Antonella Tarpino Articolo pubblicato su volerelaluna.it Nella premessa al suo libro Un’Italia che scompare. Perché Ormea è un caso singolare? Fabio Balocco scrive che quando ripercorre la Val Tanaro da Ceva al Colle di Nava è attirato dalle indicazioni dei poveri borghi addossati «alla destra come alla sinistra orografica» e si immagina quanti abitanti ancora vi risiedano. Queste parole mi han fatto pensare a una riflessione di Nuto Revelli riportata nel suo Mondo dei vinti sommerso, perduto, quando descrive quei paesaggi divenuti incolti, finiti nell’abbandono: «Ormai il paesaggio lo leggo sempre e soltanto attraverso il filtro delle testimonianze. Sono le testimonianze che mi condizionano che mi impongono un confronto continuo tra il passato lontano e il presente. Attraverso quelle storie vedo il mosaico antico delle colture e dei colori anche dove è subentrato il gerbido, dove ha vinto la brughiera, vedo le borgate piene di gente e non in rovina, anche dove si è spenta la vita». Perché quei territori in abbandono li si riescono a leggere solo attraverso gli occhi di chi vi ha abitato, il disegno del lavoro impresso sui campi o sui sentieri dei pastori. Così è nel caso delle tante voci dei testimoni che Fabio Balocco raccoglie ad Ormea…

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