Una lettura della marginalità attraverso lo spopolamento e l’abbandono nei piccoli comuni

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di Teresa Amodio

dal Bollettino dell’Associazione Italiana di Cartografia 172, EUT Edizioni Università di Trieste – Trieste, 2021

La ricerca si inquadra nell’ambito degli studi sulla marginalità che in gran parte della letteratura geografica collegano il paradigma concettuale a dimensioni territoriali ben precise (aree montane, aree interne, aree rurali). I diversi approcci, tuttavia, considerano lo spopolamento come condizione comune di fragilità, causa ed effetto delle espressioni di emarginazione spaziale. Rispetto a questa prospettiva è analizzata la connotazione demografica dei piccoli comuni al fine di mettere in evidenza l’esistenza di una trama territoriale della dispersione, di fatto geograficamente non dicotomica ma ampiamente diffusa e consistente in tutto il Paese. Da un punto di vista degli insediamenti, l’evidente spopolamento, se da un lato ha determinato forme estreme di abbandono, ravvisabili nell’esistenza di numerosi “paesi fantasma”, frazioni di territorio oramai completamente disabitate, dall’altro ha prodotto una costellazione di borghi antichi, in decadimento e a rischio abbandono, rispetto ai quali tuttavia alcune ipotesi di ripopolamento iniziano ad essere avviate. Le azioni volte al recupero e alla valorizzazione ai fini di una nuova residenzialità sono riconducibili a casistiche che sfuggono ad una ricognizione esaustiva oltre che ad una progettualità sovraordinata, top down, di livello nazionale, ma sono affidate all’azione di attori locali e regionali, anche se, recentemente, il tema del ripopolamento dei borghi è stato posto al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a testimonianza della rilevanza del tema.

Qui la ricerca completa

“In questo mondo”

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Un film di Anna Kauber – anno 2008

Il documentario racconta la vita delle donne pastore in Italia ed è il risultato di un viaggio di più di due anni, di circa 17,000 km percorsi e di 100 interviste rivolte a donne di età compresa tra i 20 e i 102 anni. La figura del pastore, nell’immaginario e nella simbologia più diffusa, è sempre stata associata al genere maschile. Ma il settore dell’allevamento ovi caprino si sta femminilizzando, sempre più donne scelgono di svolgere questo lavoro tradizionalmente patriarcale. Le donne pastore impegnate quotidianamente nella loro attività vivono spesso sole, ma anche con compagni e con la loro famiglia, pienamente coinvolte nelle attività sociali e economiche della comunità in cui vivono. Il film racconta queste donne attraverso la personale esperienza della regista che ha vissuto con loro per qualche giorno, immergendosi intimamente e profondamente nella loro quotidianità. I legami di amicizia e affetto che si sono creati sono diventati dunque la linea narrativa, intima e spontanea, che ci introduce alle motivazioni delle protagoniste, alle difficoltà incontrate e alle soddisfazioni ricavate. Il documentario è quindi la rappresentazione di questo insolito mondo, dove il distintivo approccio femminile implica il prendersi cura degli animali, e tutelarne la straordinaria biodiversità e insieme a questo, preservare i maestosi paesaggi italiani d’alta quota.

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Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile

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Il Position paper “Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile”, redatto dal sottogruppo “Aree interne e Montagna” del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili) e reso pubblico il 31 gennaio 2022, descrive le difficoltà delle e degli abitanti delle aree interne e montane, illustrando al contempo le possibilità legate alle caratteristiche di questi luoghi; possibilità che, grazie ad adeguate politiche, possono rivelarsi delle opportunità per costruire un futuro più sostenibile. Il Paper offre un esame delle politiche per questi territori e si chiude con una serie di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile delle aree interne e montane.

Scarica il documento “Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile”

La news completa sul sito di ASviS

Un etnografo nel suo paese

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ANIME DI LUOGHI
di Vito Teti

Il testo qui pubblicato è la lectio magistralis tenuta durante il primo Convegno nazionale “Da borghi abbandonati a borghi ritrovati” – organizzato dall’Associazione ‘9cento a Pistoia nell’ottobre 2018 e insignito della “Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana”.
Esso conserva, volutamente, i toni spontanei del parlato di fronte a un uditorio di amici studiosi e ricercatori.

Così Pietro Clemente nella sua Introduzione alla sessione in cui ero impegnato così precisava:

Questo incontro è cominciato già stamattina con una forte attenzione e anche con competenza delle Istituzioni sulle problematiche che noi stiamo discutendo in questi giorni. Questa sessione, seguendo il copione del convegno, ha come titolo questa domanda: “Da dove partiamo per arrivare fin qui?”. Il primo ciclo di interventi è dedicato all’abbandono dei centri minori ed è una sorta di introduzione. Ecco, questa introduzione è affidata soprattutto al primo intervento di Vito Teti che abbiamo chiamato “Lectio magistralis” perché in qualche modo Vito è un maestro dell’antropologia del restare, della restanza, termine che ha coniato Vito dall’interno del suo mondo perché Vito è uno che è restato, quindi vive a San Nicola Da Crissa, un piccolo paese della provincia di Vibo Valentia, e si muove nello spazio calabrese, dentro una storia di famiglia che lo porta ad aver avuto i genitori e i parenti in Canada, le storie dei ritorni, a vivere le estati con questo pieno di persone che vengono per le vacanze così come durante i periodi dei pellegrinaggi e poi vederli scomparire e così via. E poi, diciamo, è un antropologo dall’interno del mondo delle migrazioni e del restare. Al di là della fratellanza che accomuna gli antropologi non sempre e non tutti ma nel nostro caso sì, abbiamo incontrato Vito Teti all’interno di un progetto, quello dei Piccoli Paesi che è venuto dopo un altro progetto, quello chiamato la Rete del Ritorno, che nasceva dall’incontro fra la Fondazione Nuto Revelli con l’Università della Calabria e che era dedicata proprio al tema dei piccoli paesi e dello spopolamento. Ecco quindi che Vito per tutte queste ragioni e per i libri che ha scritto che sono ricchi di esperienza personale, di poesia, ma anche di riflessione teorica-antropologica era la persona più adatta per questa introduzione e gli siamo davvero grati anche perché, lasciando, per queste due giornate, difficili e profonde ragioni familiari che lo tengono legato molto al suo paese, ha accettato di aprire questo incontro

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